Mario Arcelli è stato per quasi tutta la sua vita un docente di economia e un accademico, membro corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei dal 1995, e lungamente (1992-2002) rettore dell’università LUISS Guido Carli di Roma. Per un breve periodo, nel 1996, è stato ministro del bilancio nel governo della Repubblica Italiana. Nato a Milano il 21 maggio 1935, era discendente da un’antica famiglia di origine piacentina, è prematuramente scomparso a Roma il 18 marzo 2004.
La vita di Mario Arcelli testimonia una eccezionale molteplicità di interessi e di ruoli, pur restando la parte accademica il vero centro dei suoi interessi. Infatti, egli è stato per trentacinque anni docente ordinario di economia in diverse università italiane (Trieste, Padova, Roma Sapienza e Roma LUISS). Ma, in contemporanea, ha ricoperto per oltre vent’anni incarichi pubblici di altissimo livello, tra cui varie collaborazioni governative in diversi ruoli, rimanendo anche, fino al momento della sua scomparsa, è stato un riferimento per il mondo della finanza e dell’impresa in Italia, partecipando a vari consigli di amministrazione di società quotate, enti ed associazioni di categoria.
Il fatto di essere cresciuto a Milano, rimanendo fin da giovane in contatto con l’ambiente dell’industria milanese (suo padre, Angelo Enrico, aveva avuto incarichi in Confindustria), aveva certamente posto le basi per questo percorso, fin da quando si era iscritto all’Università Commerciale Luigi Bocconi, dove si era laureato, con lode, in Economia nel 1957, a soli 22 anni. Immediatamente dopo, fin dai primi anni ’60 cominciò a conciliare il suo innato interesse per le scienze economiche, percorrendo i primi passi del cursus honorum accademico, con diverse collaborazioni con riviste e periodici accademici o legati al mondo economico, finanziario ed industriale[1].
Già nel 1963 è divenuto libero docente di Politica Economica presso l’Università di Trieste, e nel 1967, a soli 32 anni, ha vinto il concorso per professore ordinario presso l’Università di Trieste, che ha lasciato quasi subito, a seguito della chiamata presso la Facoltà di Economia dell’Università di Padova, dove è rimasto ad insegnare dal 1969 al 1974. L’esperienza padovana si è conclusa dopo un periodo di ricerca, come visiting scholar, presso il Massachussetts Institute of Technology (M.I.T.) di Boston (USA) nel 1973-74, dove è stato in contatto con i principali esponenti, a livello mondiale, dell’accademia in ambito economico, da Paul Samuelson a Kenneth Arrows a Franco Modigliani, con cui ha mantenuto contatti e rapporti accademici per tutti gli anni a seguire. Nel 1974 è rientrato a Roma per ricoprire la cattedra di economia presso l’Università “La Sapienza”, dove è rimasto fino al 1989[2], e ha anche diretto il dipartimento di studi economici. Tuttavia, certamente l’università a cui più di tutte ha legato il suo nome è stata la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma, della quale è stato rettore dal 1992 al 2002[3]. Ha lasciato l’incarico di rettore solo al momento di andare in pensione nel settembre 2002. Nell’ottobre 2003 il consiglio della Facoltà di Economia della LUISS Guido Carli lo ha nominato professore emerito presso la stessa facoltà.
I suoi trentacinque anni di attività come docente ordinario sono stati coronati da numerosi riconoscimenti, quali, l’ingresso, nel 1995, come membro corrispondente nell’Accademia Nazionale dei Lincei, nella classe di scienze morali. Ma, da economista teorico, era particolarmente fiero dell’elezione, nel triennio 1996-98 a vice-presidente nazionale della Società Italiana degli Economisti, durante la presidenza di Alberto Quadrio Curzio. Con la più stabile permanenza a Roma, iniziò una serie di proficue collaborazioni accademiche [4], e divenne direttore, dal 1979, delle riviste scientifiche “Economia Italiana” e “Review of Economic Conditions” (in lingua inglese), incarichi che ha sempre mantenuto. Alla fine degli anni ’90, fu nominato nel consiglio di amministrazione dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (Treccani). È anche stato per diversi anni membro nel comitato di assegnazione dei premi economici istituiti dalla fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e nei comitati di numerosi altri premi scientifici.
Mario Arcelli, negli anni romani, ebbe numerose collaborazioni governative, e, in particolare durante i gabinetti Spadolini I e II e Fanfani V, tra il 1981 e il 1983, fu Capo del Dipartimento Affari Economici presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fu ancora “consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri”, nel 1987-89, nei governi Fanfani VI (1987) e De Mita (1988-89)[5]. Durante queste esperienze fu più volte membro della delegazione italiana a vertici internazionali, tra cui i Vertici dei Capi di Stato del G7 di Versailles, Williamsburg, Venezia, Toronto, Parigi. Ebbe anche numerose collaborazioni con ministri, a partire dagli anni ’70, con Tommaso Morlino, per poi lavorare con diversi altri dicasteri, e quindi a lungo presso il ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, dove ricoprì varie posizioni, tra cui quella di presidente del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) nei primi anni ’90 e di consigliere del ministro (1995). Fu lui stesso brevemente Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica, con delega al coordinamento delle politiche per l’Unione Europea e al Mezzogiorno, nel 1996. Egli mantenne tale posizione per alcuni mesi (febbraio – maggio 1996) durante la Presidenza di Turno dell’Unione Europea. Nella veste di ministro del Bilancio della Repubblica Italiana (essendo il Tesoro tenuto ad interim dal presidente del consiglio, Lamberto Dini), ha presieduto il vertice Ecofin di Venezia e vari vertici europei rappresentando la presidenza dell’Unione Europea.
Mentre continuava l’attività accademica, ha anche ricoperto numerosi incarichi in ambito privato e pubblico. Nell’area pubblica lo ricordiamo come consigliere di amministrazione dell’ENI (1980-82), dell’Ufficio Italiano cambi (1985-88), della Finanziaria Ernesto Breda (fino ai primi anni ’80) e vice- presidente del Banco di Roma (1986-1992).
Nel settore privato è stato a lungo consigliere di amministrazione di RAS (1998-2004), della Società per la Bonifica dei Terreni Ferraresi (1995-2004), della Pininfarina SpA (fino al 2002) e della Italcementi SpA (1998-2004). Nel 1989 è stato nominato dall’azionista di maggioranza RAS presidente della neocostituita società Rasbank (poi AllianzBank), che avrebbe poi ottenuto la licenza bancaria nel 1990, divenendo negli anni una delle realtà più dinamiche dell’internet banking in Italia e acquisendo, nel tempo, una sempre maggiore integrazione con la rete del gruppo RAS. Ne ha seguito tutti i passi dello sviluppo, mantenendo la presidenza ininterrottamente per oltre quindici anni, fino alla sua morte. Dal 1998 al 2002 è stato presidente di Assogestioni, l’associazione dei gestori italiani di fondi comuni di investimento.
Alla sua scomparsa ha voluto far dono alla Biblioteca Comunale Passerini-Landi di Piacenza[6] della sua biblioteca privata, consistente in 8.731 volumi e riviste scientifiche di argomento economico-finanziario, in prevalenza in lingua italiana, ma con significative pubblicazioni in inglese, francese e in altre lingue, da lui stesso personalmente raccolti nel corso di una vita di studi nelle discipline economiche. La biblioteca intende preservarne l’unitarietà costituendo un fondo omogeneo in un’apposita sala, da intitolarsi al donatore, da rendere accessibile al pubblico. Mario Arcelli ricordava come un grande onore il momento in cui fu chiamato a leggere il saluto al Santo Padre da parte della comunità universitaria alla messa di Natale in San Pietro, nel 2001, equiparando tale giorno, per l’emozione personale e per il significato, ai più alti della sua carriera professionale e della sua vita di successi.
[1] Tra esse la “Rivista di Politica Economica”, per cui ha scritto anche numerosi “selected papers” in lingua inglese, “Economia Internazionale delle Fonti di Energia”, il “Giornale degli economisti e annali di economia”, “L’Industria”, “Quality & Quantity” (in lingua inglese) e “Il Risparmio”.
[2] Ha, inoltre, fatto parte di numerose commissioni ministeriali, tra cui il noto “comitato Spaventa” sul debito pubblico e il Comitato Tecnico Scientifico del ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, di cui è divenuto membro nel 1984 e presidente nel periodo 1993-96.
[3] Fu nominato quando il presidente del consiglio di amministrazione era ancora Guido Carli (che morí nel 1993); Carli, nel 1978, aveva voluto la “rifondazione” della vecchia università “Pro Deo” trasformandola in un nuovo e moderno campus. Alcuni anni dopo il nome di Carli è stato aggiunto, in ricordo della sua opera, a quello dell’università, che è cosí divenuta LUISS Guido Carli.
[4] Tra le riviste con cui ha maggiormente collaborato in questo periodo, ricordiamo “Bancaria”, “Banche e Banchieri” e la “Rivista di Politica Economica”. Inoltre, con la metà degli anni ’70 iniziava la sua lunga collaborazione con il quotidiano romano “il Tempo”, allora diretto da Gianni Letta, per il quale ha scritto una quarantina di articoli di fondo nel periodo che va dal 1974 al 1986. Dal 1986 al 1997 è stato poi editorialista per il quotidiano “Il Messaggero” di Roma.
[5] Nel 1989 è stato chiamato a ricoprire l’insegnamento di economia monetaria presso l’Università LUISS (poi LUISS Guido Carli) di Roma. Con questo incarico inizia il momento più significativo della sua vita accademica; infatti nel periodo che segue il 1989 è nominato direttore del neocostituito Osservatorio e Centro di Studi Monetari della stessa università, di cui ha seguito la fondazione e che ha rappresentato il motivo scientifico più rilevante per convincersi a lasciare “la Sapienza”. Nel 1992 diviene rettore della LUISS.
[6] Il fondo si inserisce dunque in un patrimonio di 230.000 volumi, di cui 100.000 antichi, che collocano la Biblioteca Passerini-Landi tra gli istituti italiani di eccellenza. La donazione va ad arricchire il fondo moderno e in particolare va a costituire un nucleo economico di altissima qualità scientifica, che si rapporta idealmente ai fondamenti economici di un altro grande economista di origine piacentine, Melchiorre Gioia, che nei suoi studi della fine del Settecento pose le basi dell’economia moderna.